"Sensazioni indescrivibili, fratello... Dopo 37 anni rientro nella terra della Pelestina": a parlare, sorridendo felice in un video, è Hussny Mousa Dawoud, 52 anni, noto anche come Abu Falastine, uno degli arrestati di primo piano dell'operazione Domino. Si trova dentro un tunnel di Hamas. Gli inquirenti lo definiscono "alto elemento di Hamas", vice di Mohammad Hannoun nell'associazione finita al centro dell'inchiesta, la Abspp, di cui è dipendente e a capo della sede milanese. Ecco il messaggio del filmato dalla galleria dei terroristi: "Noi ora siamo nel tunnel... 900 metri fratello... Ti giuro in quel giorno questo uomo (indica la persona presente con lui alle sue spalle) cosa stava facendo... ma la cosa migliore... è che dopo 37 anni... rientro nella terra della Palestina... è questo che mi tranquillizza... nel senso, sensazioni indescrivibili... grazie a Dio... il nostro Dio ci ha consentito di entrare in Palestina... e se Dio vuole ripetiamo una seconda, terza e fino allo sfinimento... che la pace sia con voi".
Per gli investigatori, Dawoud è un elemento di primo piano dell'organizzazione. È considerato "membro del comparto estero dell'organizzazione terroristica Hamas" dal 2010 e "referente con Hannoun della cellula italiana". Prendeva le decisioni riguardo all'associazione insieme al leader e si occupava della raccolta dei fondi "umanitari" poi versati per la maggior parte ad Hamas. Riyad Abdelrahim Albustanji, 60 anni, viveva tra la Norvegia, la Giordania e Milano. Viene definito "membro di Hamas" e in particolare dell'ala militare: le brigate al Qassam. Ruolo: "Predicatore jihadista" e "money-mule", cioè "portatore di denaro". Nelle foto-documento agli atti è ritratto in mezzo a un gruppo di combattenti che impugna un lancia razzi Rpg. Come imam, ha guidato molte preghiere in piazza, tra cui quella di fine Ramadan del 2013 all'Arena di Milano. Nelle immagini torinesi si vede accanto all'imam Mohamed Shahin. Collaborava attivamente con la Abspp, promuoveva la raccolta di denaro durante incontri propagandistici e portava personalmente somme di denaro all'estero destinate ai terroristi.
Poi c'è Khalil Abu Deiah, 62 anni, anche lui milanese, "custode" della succursale cittadina della Abspp di Hannoun, socio fondatore e legale rappresentante dell'associazione "di copertura", Cupola d'Oro. È lui che domenica, prima dell'arresto, ha aperto le porte della sede di via Venini alla Gdf di Genova. "Importante elemento dell'associazione" per gli inquirenti, è anche l'intestatario dal 2024 del conto corrente della Cupola su cui convergono i fondi "benefici". Ad Hamas avrebbe versato direttamente o indirettamente "alcuni milioni di euro". Raed Al Salahat, 48 anni, invece viveva a Firenze in un ex convento, pagando l'affitto alla Curia. "Importante elemento di Hamas", aveva frequenti contatti con i leader del gruppo terrorista. Dal 2023 è membro del board della European Palestinian Conference. Era il punto di riferimento dell'organizzazione per la Toscana. Yaser Elasaly, 51 anni, viveva a Limbiate, non lontano da Monza. Era "co-responsabile" e "factotum" della sede milanese dell'associazione di Hannoun. Pure lui è ritenuto componente della cellula italiana di Hamas. Adel Abu Rawwa, 52 anni, residente a Sassuolo nel Modenese, era responsabile dell'area Emilia Romagna e Nord-Est, "predicatore e fund-raiser", risulta proprietario di immobili per oltre 4 milioni. È "figura di riferimento nei rapporti con entità appartenenti ad Hamas orbitanti in Egitto" e dintorni. È lui la sera dell'11 febbraio 2024 a consegnare a Hannoun e a Falastine, nella sede di via Venini a Milano, uno zaino rosso con 180mila euro in contanti appena raccolti per la causa. Infine Osama Alisawi, 59enne, e Saleh Abdu, 35enne. Il primo membro di Hamas di cui è stato "ministro dei Trasporti"; il secondo vive in Turchia e ha ricevuto dai complici italiani oltre 460mila euro dal 2023 e li ha trasferiti a Gaza.