Abbandonato il piano RearmEu annunciato a marzo, ribattezzato Prontezza 2030 in favore dei concetti di difesa e deterrenza - dalla sorveglianza del fianco orientale con un muro di droni da "alzare" entro 6 anni alla creazione di uno scudo aereo e uno spaziale associati a mobilità militare e all'armonizzazione dei sistemi di produzione industriale - la Commissione europea domani pubblicherà il cosiddetto Pacchetto Difesa per riorganizzare la sicurezza del Vecchio Continente. Proposta Made in Bruxelles, che dovrà passare al vaglio degli altri due poli Ue: l'Europarlamento e il Consiglio europeo. I leader si riuniranno il 18 e 19 dicembre. E se per ora non hanno scansato le diatribe interne sul fondo Safe da 150 miliardi di euro di prestiti per gli appalti congiunti relativi alla produzione di armamenti, ieri il tema si è riaperto.
Accogliendo Zelensky sulla pista della base aerea di Villacoublay, 20 km a sud-ovest di Parigi, Macron ha infatti annunciato un accordo "storico" con l'omologo ucraino: la vendita a Kiev di 100 aerei da caccia Rafale di produzione francese completamente equipaggiati per la "rigenerazione" delle forze gialloblù. Per il presidente francese, l'obiettivo è la dissuasione: dotare "l'esercito di domani" delle capacità necessarie per difendersi da Mosca e proteggere il proprio spazio aereo dopo l'auspicata pace. "Anche se firmata domani, la sua credibilità dipende da un esercito ucraino solido, solo la Russia rifiuta la pace e prosegue il suo obiettivo di controllare l'Ucraina", sostiene Macron, determinato a "rafforzare le sanzioni alla Russia nella speranza che la pace arrivi prima del 2027". Zelensky ha poi circostanziato all'Eliseo: "Accordo strategico su dieci anni". Ma non è chiaro chi pagherà i jet, come il sistema di difesa aerea SAMP-T di nuova generazione e i droni e radar inclusi nella dichiarazione d'intenti. Un jet nudo, senza armamenti, costa tra i 70 e i 100 milioni: completo, circa 130 milioni a velivolo. Si stima che per 100 Rafale ben equipaggiati, addestramento e ricambi inclusi, servano tra i 10 e i 13 miliardi. L'Ucraina diventerebbe il secondo Paese al mondo con il maggior numero di Rafale dietro la Francia, che ne vanta 234; gli Emirati Arabi 80, l'India 62, l'Egitto 55.
Un tornante verso la pace, secondo l'Eliseo. Ma i 27 restano divisi sugli aiuti all'Ucraina. Oltre allo scetticismo dell'Ungheria di Orbán ("Più fondi a Kiev? Come inviare una cassa di vodka ad un alcolizzato", ha detto il premier magiaro) e della Slovacchia, è il Belgio in questa fase a intralciare l'opzione pro-Kiev di utilizzo dei beni di Mosca congelati, utili a garantire un prestito di riparazione di 140 miliardi come da richiesta giunta da von der Leyen. Tra aspetti legali non rassicuranti, e rischio ritorsioni, l'idea è ancora alla finestra. Dopodomani, la riunione dei capi-diplomazia Ue studierà le evoluzioni della guerra. Campo e avanzata russa, ma pure la corruzione emersa nel Paese di Zelensky. Dalla Nº1 della Commissione arriva intanto una chiamata ai 27 a mettere mano al portafoglio. L'Ucraina, scrive von der Leyen, avrà bisogno di oltre 70 miliardi il prossimo anno per finanziare la sua difesa, avverte in una lettera alle cancellerie. L'Ue si è impegnata a ottobre a finanziare lo sforzo bellico di Kiev per il 2026-27. Senza sostegno, esaurirà i fondi entro marzo, spiega. Tre le opzioni: sovvenzioni bilaterali, indebitamento comune o utilizzo degli asset russi condividendo i rischi legali dell'operazione scongelamento (che per la luce verde deve passare dai Parlamenti). Ursula pressa per questa via; le garanzie non intaccherebbero i bilanci nazionali. Ma col rischio boomerang dei mercati. Dovrebbero essere infatti i 27 a farsi garante per l'Ue stabilendo che gli Stati siano in grado di rimborsare Euroclear, la società belga che tiene in freezer tra 185 e 210 miliardi di Mosca, in caso di mancati pagamenti compensativi da Kiev.