"Prima o poi tutte le guerre finiscono. Prima finirà meglio sarà. Per noi e per gli ucraini. Ma per fermare i combattimenti non basta congelare la guerra, bisogna prima risolvere le ragioni alla radice del conflitto. Non possiamo accettare una tregua che consenta all'avversario di riorganizzarsi e tornare a minacciarci". Sulla pace il generale Apti Alaudinov, 53 anni, la pensa come quel Vladimir Putin che in questi anni gli ha appuntato sul petto le più alte onorificenze dalla Medaglia al Coraggio a quello di Eroe della Russia. Ma la particolarità di questo generale, considerato uno dei più capaci fra quelli alla testa cosiddetta Operazione Speciale, è di essere ceceno e di comandare Akhmat Spetsnaz, l'unità che riunisce reduci della Wagner, truppe cecene e minoranze di ogni parte della Russia e delle ex Repubbliche Sovietiche. In Russia è famoso soprattutto per aver respinto le truppe ucraine che nell'agosto 2024 occuparono quai mille chilometri di territori nella regione del Kursk. "L'Ucraina sta perdendo la guerra - spiega Alaudinov in questa intervista esclusiva a il Giornale - proprio a causa di quella sortita - nel Kursk hanno perso le migliori unità e dilapidato le armi ricevute dagli alleati. Avevano promesso alla Nato di conquistare Kursk e la centrale atomica di Kurchatov, ma non avevano fatto i conti con linea difensiva tenuta da Akhmat Spetsnaz. L'8 marzo scorso l'Operazione Tubo messa a segno dai miei uomini ha messo fine alle loro illusioni".
Qual è stato il segreto di quella vittoria?
"Lo spirito combattivo dei miei uomini. Sono entrati in 680 dentro un gasdotto dismesso largo appena un metro e quaranta, sono avanzati nell'oscurità lungo oltre 15 chilometri di tubature e, due giorni dopo, sono riemersi alle spalle del nemico costringendolo ad abbandonare le posizioni e a fuggire".
Ma cos'è l'Akhmat Spetsnaz?
"Siamo l'unità più internazionale dell'esercito russo. Con noi combattono non solo rappresentanti di tutte le nazionalità della federazione, ma anche giapponesi, cinesi, coreani e persino africani. Siamo musulmani, ortodossi e di altre religioni ancora, ma combattiamo tutti nel nome di Dio, per la difesa della famiglia e dei valori tradizionali".
Ceceni e russi hanno si sono affrontati in due guerre sanguinosissime. Com'è possibile che combattiate assieme?
"Lei si sbaglia. Anche in quelle due guerre io e tantissimi altri ceceni abbiamo combattuto per la Russia contro jihadisti e separatisti".
E la guerra all'Ucraina come va?
"Direi che la stiamo vincendo. Il nemico subisce perdite pesanti e continua a ritirarsi. Le nostre truppe invece avanzano e liberano uno o due insediamenti al giorno".
Come mai gli ucraini non riescono più a tenere le posizioni?
"La ragione principale è la mancanza di soldati. Hanno confidato troppo nelle forniture occidentali. Erano convinti di poter costringere la Russia a firmare un trattato alle loro condizioni. E alla fine erano riusciti a persuadere anche gli alleati occidentali. Ma questa convinzione li ha portati al disastro. Subiscono perdite impressionanti, molto più pesanti delle nostre. Per questo non trovano più reclute da arruolare e schierare in prima linea. E nel frattempo fanno i conti con l'esaurimento delle risorse americane ed europee".
E il vostro esercito non è stanco?
"Ovviamente dopo quasi 4 anni di guerra anche noi sentiamo la stanchezza. Qualsiasi esercito la sentirebbe. Oggi però le nostre truppe sono quello con la più elevata capacità di mobilitazione e con la più vasta esperienza di combattimento. Inoltre stiamo aumentando la produzione di armamenti e droni. Alla fine del primo anno di guerra eravamo sicuramente in difficoltà e ci mancavano molte cose. Ma oggi l'economia russa è stata completamente riorganizzata. E questo ci consente di affrontare la guerra senza troppi problemi".