Un uomo di Mosca alla Casa Bianca: i sospetti sul capo del personale di Washington

Scritto il 12/07/2025
da Valerio Chiapparino

Sergio Gor al centro della tempesta politica. E c'è chi parla di una vendetta di Elon Musk

Strani collegamenti tra il Cremlino e l'amministrazione Trump tornano a riaffiorare gettando inquietanti ombre sulla squadra del presidente Usa. Come ai tempi del primo mandato di The Donald quando i media Usa riportarono una serie di legami tra la campagna del tycoon del 2016 e uomini legati alla Russia di Vladimir Putin, nelle ultime ore un quotidiano maltese ha rivelato che il capo del personale della Casa Bianca, Sergio Gor, il cui vero nome è Sergio Gorokhovsky, non è nato a Malta nel 1986, come ha sempre dichiarato sin qui il diretto interessato, bensì a Tashkent, nell'Uzbekistan, quando era parte dell'Unione Sovietica.

Sergio Gor, tanto potente quanto poco conosciuto, non è un Carneade qualsiasi. Su di lui infatti ricade la responsabilità di assumere, dopo un'accurata selezione e verifica dei requisiti, migliaia di funzionari incaricati di portare avanti l'agenda Maga. I sospetti sul capo del personale circolavano già da un po': a metà giugno tre insider anonimi di Washington avevano riferito al New York Post che Gor non aveva compilato lo Standard Form 86 (SF-86), il questionario di 100 pagine necessario per ottenere le autorizzazioni di alto livello indispensabili per chi lavora al 1600 di Pennsylvania Avenue. A chi compila il form è richiesto di indicare, tra le altre cose, il luogo di nascita, lo storico dei luoghi di residenza e i contatti con stranieri.

Di Gor si è dunque appreso che i suoi compagni di scuola sull'isola di Malta, dove è cresciuto, lo avevano soprannominato non a caso "the Russian boy" e che, inoltre, di recente aveva criticato la necessità per tutti i candidati di sottoporsi ai controlli di sicurezza contenuti nell'SF-86. Negli Usa, dove è emigrato da adolescente, il "vetter in chief" si è fatto strada nel mondo politico. Ha collaborato con il senatore repubblicano Rand Paul e nel 2018 lo ha accompagnato a Mosca per "un viaggio di ricerca" per "discutere ed esplorare questioni relative alla Russia e agli Stati Uniti". Anche l'anno prima è stata segnalata la sua presenza nella Federazione. Missioni che alimentano pesanti accuse. Come quella di un ex pilota di corse automobilistiche di origine ucraina che sostiene che Gor sia una spia russa.

Il legale di Gor, Robert Garson, ha nel frattempo confermato che il suo assisitito "è emigrato da Tashkent da bambino e non c'è alcuna prova di un legame con il partito comunista (russo)". L'amministrazione repubblicana ha fatto subito quadrato attorno al capo del personale. Il consulente legale della Casa Bianca, David Warrington, ha affermato che Gor ha "compilato" il suo modulo e ottenuto l'autorizzazione di sicurezza. "È pienamente in regola con tutti gli obblighi etici e legali applicabili", ha detto Warrington aggiungendo che "qualsiasi insinuazione contraria sarebbe completamente falsa". La sua vita, ha dichiarato la portavoce del governo Karoline Leavitt, "è l'incarnazione del sogno americano".

Dietro lo scandalo che ha colpito l'amministrazione repubblicana potrebbe nascondersi la lunga mano di Elon Musk, l'imprenditore visionario che ha interrotto clamorosamente il sodalizio con il presidente Trump e che ha di recente definito Gor "un serpente". Il patron di Tesla non ha dimenticato che fu proprio il capo del personale a convincere il leader Usa ad affossare la candidatura di Jared Isaacman a direttore della Nasa, sponsorizzato da Musk. Secondo alcune ricostruzioni, sarebbe stata la bocciatura di Isaacman ad aprire la strada allo scontro tra The Donald e il miliardario sudafricano che adesso sogna di conquistare Washington con il suo terzo partito. Una vendetta alla volta.