Alla vigilia della prossima revisione del rating dell'Italia da parte di Moody's, prevista per il 21 novembre, la Commissione Ue ha confermato l'uscita dalla procedura d'infrazione già nel 2026. Sul fronte dei conti pubblici, il deficit è previsto in discesa al 3% del Pil nel 2025 (dopo il 3,4% del 2024 e a fronte di previsioni diramate a primavera che lo davano al 3,3%), al 2,8% nel 2026 e al 2,6% nel 2027, trainato dall'aumento del saldo primario a fronte di una spesa corrente in crescita oltre il 3% per pensioni, stipendi pubblici e sanità.
L'Italia si avvia, quindi, ad uscire dalla procedura d'infrazione in anticipo. Un'ipotesi confermata ieri da Valdis Dombrovskis (in foto), commissario Ue all'Economia: "Le autorità italiane hanno più volte dichiarato la loro intenzione di assicurarsi che il deficit sia leggermente inferiore al 3% del Pil. Dobbiamo vedere i dati finali del 2025, verificati da Eurostat, che saranno disponibili ad aprile. Se sarà sotto il 3%, la decisione sull'uscita dalla procedura d'infrazione sarà presa in occasione del prossimo pacchetto di sorveglianza semestrale", ovvero a primavera 2026.
Nel frattempo Bruxelles prevede per quest'anno una crescita del Pil dello 0,4 per cento, appesantito dalla contrazione dell'export provocata dai dazi Usa e dalla fine degli incentivi fiscali sull'edilizia. La dinamica resta affidata soprattutto agli investimenti, che accelerano grazie ai progetti finanziati dal Recovery e al comparto delle costruzioni non residenziali. Le esportazioni di beni sono attese in calo dello 0,6% nel 2025, a fronte di servizi in aumento e importazioni in forte crescita. La Commissione stima una ripresa nel biennio 2026-2027, con il Pil visto in aumento dello 0,8% in entrambi gli anni. Sul mercato del lavoro l'occupazione è vista crescere dell'1% nel 2025 e la disoccupazione scendere fino al 5,9% nel 2027. Il debito pubblico è atteso al 137,2% del Pil nel 2027, perché i surplus primari non bastano a compensare il differenziale tra crescita e tassi di interesse e continua a pesare il superbonus. L'inflazione resterà bassa nel 2025 (1,7%) e 2026 (1,3%) grazie al calo dei prezzi energetici, per riportarsi intorno al 2% nel 2027. Nel frattempo, l'Istat ha confermato le stime preliminari dell'inflazione a ottobre: l'indice nazionale dei prezzi al consumo per l'intera collettività (Nic), al lordo dei tabacchi, segna +1,2% su base annua, in calo rispetto a settembre (+1,6%), e una variazione del -0,3% su base mensile. Scende il cosiddetto carrello della spesa: i prezzi dei beni alimentari, per la cura della casa e della persona decelerano (da +3,1% a +2,1%), come quelli dei prodotti ad alta frequenza d'acquisto (da +2,6% a +2,1%).
Sempre ieri, il governatore della Banca d'Italia, Fabio Panetta, è intervenuto all'inaugurazione dell'anno di studi della Scuola di Polizia Economico-Finanziaria della Guardia di Finanza. E ha puntato il dito sull'economia irregolare che in Italia ha dimensioni significative e ostacola la crescita. "Secondo le stime dell'Istat, quella non osservata nel 2023 generava un valore aggiunto pari a 218 miliardi e al 10% del Pil", ha sottolineato Panetta. Aggiungendo che "quasi la metà dell'economia non osservata è localizzata nel Nord Italia, circa un terzo nel Mezzogiorno". Dal 2011 l'incidenza dell'economia non osservata sul Pil è comunque diminuita di 2 punti percentuali. La quota dei lavoratori irregolari è scesa di oltre un punto, al 10 per cento. "L'evasione fiscale in rapporto al prodotto si è ridotta di quasi un terzo, al 4%", ha sottolineato il governatore.