"La sanatoria va bene solo se è per i migranti?". Con questa domanda il ministro Matteo Piantedosi (nella foto) ha polverizzato Bonelli e Fratoianni, dopo le loro accuse sul condono edilizio che la Campania vuole riaprire. La sinistra e i Verdi in particolare sono esplosi, come se il ministro avesse profanato un santuario. E forse è proprio così. Perché se c'è un dogma intoccabile a sinistra è questo: i condoni sono il male, tranne quando servono a regolarizzare clandestini.
La memoria corre alla madre di tutte le operazioni: la sanatoria del 2020, firmata dal governo Conte II e sospinta a gran voce da Pd, M5s e Leu. Presentata come "emersione del lavoro nero", si è rivelata un maxi-condono travestito.
Il meccanismo era semplice: chi era in Italia senza permesso, da anni, lavorando a nero in agricoltura, nelle case private e nell'assistenza, poteva uscire allo scoperto e chiedere un permesso nuovo di zecca. Il risultato? Oltre 220mila domande e oggi ci ritroviamo più di 130 mila clandestini diventati cittadini in regola.
Ma il capolavoro è quello che è arrivato dopo. Perché, invece di dire "basta", la sinistra ha spinto sull'acceleratore. Le proposte arrivate da Ong, Cgil, Asgi, Cild e da tutto il mondo dem e progressista assomigliano a un catalogo di regali al mondo dell'illegalità.
Prima voce: permesso automatico per chi arriva con un contratto che poi non si conclude. Il datore non rinnova? Non è un problema: lo Stato deve comunque dare un permesso per "attesa occupazione".
Traduzione: entri, perdi il lavoro, ma rimani comunque.
Poi arriva il datore di lavoro "a chiamata": ingresso libero dall'estero in qualsiasi momento, senza quote, senza settori e senza finestre temporali. Un'"Italia aperta" h24 per chiunque voglia portare manodopera dall'estero.
E ancora: il geniale sistema degli "sponsor". Ong, sindacati, università, associazioni e perfino singoli cittadini potrebbero garantire per uno straniero e farlo entrare nel Paese. Una scorciatoia che taglia fuori lo Stato e spalanca la porta a un sistema parallelo di ingressi.
La Cgil, dal canto suo, rilancia con entusiasmo: permesso di soggiorno per chiunque entri illegalmente, basta che dichiari di voler lavorare "prima o poi". Clandestino oggi, potenziale lavoratore domani. E quindi? Permesso per tutti.
Poi c'è la vera bomba dell'intero pacchetto: la sanatoria permanente. Non più straordinaria, non più eccezionale: una sanatoria ogni giorno, per chiunque sia irregolare e trovi un contratto, anche temporaneo. Un condono automatico dell'illegalità, continuativo, senza freni.
E naturalmente non manca il cavallo di battaglia della sinistra: il "radicamento sociale". Sei entrato illegalmente ma hai amici, una relazione o parli due parole di italiano? Per i dem non devi essere rimpatriato: devi essere premiato. Permesso rinnovabile e convertibile in lavoro. L'illegalità trasformata in virtù civica.
Il Partito Democratico chiude il cerchio: riscrittura del Regolamento di Dublino per far circolare liberamente in Europa chi arriva in Italia e chiede protezione internazionale e la solita richiesta dell'abolizione del reato di clandestinità. In sostanza: chi entra irregolare non deve mai più essere irregolare.
E allora davvero la sinistra può indignarsi per un condono edilizio?
Davvero i Verdi parlano di "parole vergognose" riguardo al ministro Piantedosi che, dal canto suo, ribatte: "Stiamo rimediando agli scempi che furono fatti nel passato", sottolineando come oggi il nostro paese abbia investito in organico e sicurezza.
Forse la vera domanda è questa: esiste, per la sinistra, un'irregolarità che non meriti una sanatoria oppure vale tutto, purché arrivi dall'estero?