Veniamo da mesi di cortei "per la pace" a Gaza, ogni benedetto week end, più puntuali della serie A. Bandiere arcobaleno insieme a quelle della Palestina, scioperi generali contro il riarmo dell'Europa, gli accordi militari con Israele e la manovra che "toglie soldi al welfare per comprare più armi". La Cgil è andata in piazza con gli slogan pacifisti a braccetto delle sigle pro Pal, anche le più estreme. L'opposizione ha contestato l'aumento delle spese per la difesa, "è la fine dello stato sociale" ha detto la segretaria dem Schlein, "una follia" per il M5s, tra i più assidui frequentatori dell'"Associazione benefica di solidarietà con il popolo palestinese" di Mohammad Hannoun, quella che l'Antiterrorismo descrive come una cellula di Hamas in Italia, una delle più efficienti in Europa per il finanziamento dell'organizzazione centrale. Tutti pacifisti, anche gli imam più radicalizzati, come quello di Torino, Mohamed Shahin, espulso dal Viminale in quanto "minaccia alla sicurezza nazionale", salvato dai giudici dell'Appello, molto presente nelle carte delle indagine per i rapporti con la cupola islamista. "Un uomo di pace", secondo i movimenti e centri sociali torinesi che hanno manifestato in sua solidarietà. Tutti pacifisti, tutti contro le armi. Quelle degli altri, però. Perché - si scopre dalle 300 pagine dell'ordinanza - dietro la propaganda pro Gaza ci sono i soldi per finanziare kalashnikov, mitragliatori, mine anticarro, l'arsenale militare di Hamas. Con l'aiuto delle associazioni pacifiste e dei cortei, hanno alimentato la propaganda che serviva a drenare donazioni e fondi, da girare poi ai leader. In carcere è finito Riyad Albustanji, quello che guidava la preghiera a Milano. Nel fascicolo della procura però non ha in mano il Corano, ma un lanciarazzi, insieme ad altri soldati e tagliagole di Hamas. Sono le armi che i pacifisti pro Pal di casa nostra hanno aiutato a comprare, mentre sventolavano le bandiere arcobaleno.