Dalla Corte dei Conti arriva un nuovo stop al progetto del Ponte sullo Stretto di Messina. Dopo il primo semaforo rosso di fine ottobre con cui era stato negato il visto di legittimità alla delibera Cipess che approvava il progetto definitivo la magistratura contabile ha ora respinto il visto sul terzo atto aggiuntivo della convenzione tra il ministero delle Infrastrutture e Trasporti e la Stretto di Messina Spa. La decisione sarà motivata entro un mese, mentre si attendono ancora le motivazioni relative al precedente blocco.
Il nuovo passaggio della Corte, pur prevedibile, segna un ulteriore rallentamento dell'iter amministrativo. Lo stesso ministro Matteo Salvini (nella foto) lo riconosce, mantenendo però toni decisamente misurati: "Nessuna sorpresa: è l'inevitabile conseguenza del primo stop. I nostri esperti sono già al lavoro per chiarire tutti i punti. Resto determinato e fiducioso". Un approccio sobrio che contrasta con la dura reazione del governo al primo verdetto della Corte, definito allora una "intollerabile invasione di campo".
Questa volta, invece, l'esecutivo evita di alzare la voce e sceglie una linea attendista, in attesa delle motivazioni. Anche il Mit, in una nota, conferma l'intenzione di procedere "con fiducia", sottolineando che la mancata registrazione del terzo atto aggiuntivo è legata alla precedente decisione sulla delibera Cipess e che ogni valutazione definitiva potrà avvenire solo dopo il deposito delle motivazioni da parte della Corte.
Sul fronte tecnico-amministrativo, la Stretto di Messina Spa condivide la lettura e la linea dell'esito scontato e annunciato. L'amministratore delegato Pietro Ciucci ribadisce che gli atti contestati sono "funzionalmente collegati" alla delibera Cipess già bocciata e si dice convinto che i necessari chiarimenti saranno forniti per consentire di proseguire un'opera definita dalla legge "strategica e di preminente interesse nazionale".
Durissime, invece, le reazioni dell'opposizione. La segretaria Pd Elly Schlein parla di un progetto "ingiusto, sbagliato, dannoso e vecchio". Ancora più pesante il giudizio di Angelo Bonelli (Avs), che denuncia un quadro "di assoluta gravità": secondo il co-portavoce di Europa Verde, il governo avrebbe impegnato fondi "in un contesto non legittimo" per un'opera da 14 miliardi "senza certezze tecniche, ambientali o giuridiche". Bonelli arriva a minacciare un esposto alla Procura europea qualora l'esecutivo insistesse, sostenendo che la bocciatura della Corte fa venir meno "l'intero impianto giuridico-amministrativo" del rapporto tra Stato e concessionaria.
Sul piano politico-amministrativo resta aperta la possibilità, prevista dalla normativa, che il governo confermi la delibera tramite un provvedimento del Consiglio dei ministri qualora ritenga l'opera di interesse pubblico superiore. Una scelta che potrebbe riattivare l'iter, ma solo dopo un nuovo passaggio tecnico e politico. L'esecutivo però non sembra intenzionato a forzare la mano e vuole procedere su una linea di collaborazione attiva. Per un progetto che da decenni vive di accelerazioni e brusche frenate, le prossime settimane saranno decisive.