L’Onu approva il piano Trump. Russia e Cina astenute su Gaza

Scritto il 18/11/2025
da Valeria Robecco

Il testo apre la strada alla nuova fase che prevede militari di interposizione e avvia la possibilità di creare uno Stato palestinese

Giornata cruciale al Palazzo di Vetro di New York sull'autorizzazione di una forza internazionale a Gaza. Dopo la forte pressione degli Stati Uniti in vista del voto a sostegno del piano di pace di Donald Trump, mettendo in guardia dal rischio di una nuova guerra, il Consiglio di Sicurezza ha approvato la bozza di risoluzione americana con 13 voti a favore e l'astensione di Russia e Cina. «Per due anni d'agonia Gaza è stato l'inferno in terra. Oggi abbiamo il potere di dare una strada alla pace, la bozza degli Usa davanti a noi. Un progetto pragmatico e audace basato sul piano di pace del presidente Donald Trump», ha detto l'ambasciatore americano all'Onu Mike Waltz, definendo la risoluzione «storica» e «un'ancora di salvezza». «Sotto la presidenza Trump gli Usa continueranno a portare risultati», ha aggiunto, salutando «l'opportunità di porre fine a decenni di spargimento di sangue e rendere realtà una pace duratura». Il testo, rivisto più volte durante i delicati negoziati tra i Quindici, autorizza l'istituzione di una Forza Internazionale di Stabilizzazione per l'enclave palestinese, che garantirebbe anche il processo di smilitarizzazione della Striscia. Autorizza inoltre la formazione di un «Board of Peace», un organo di «governance transitoria» a Gaza fino al 31 dicembre 2027 presieduto da Trump, in attesa della riforma dell'Autorità Nazionale Palestinese, a cui ora precisa che possono partecipare gli Stati membri del Consiglio di Sicurezza. E, sempre a differenza delle versioni precedenti, afferma che dopo la riforma dell'Anp e i progressi nella ricostruzione di Gaza, «potrebbero finalmente crearsi le condizioni per un percorso credibile verso l'autodeterminazione e la sovranità palestinese». «La nostra opposizione a uno Stato palestinese su qualsiasi territorio non è cambiata», ha detto il premier israeliano Benjamin Netanyahu. Mentre Waltz ha avvertito anche che «qualsiasi rifiuto a sostenere questa risoluzione è un voto a favore del dominio dei terroristi di Hamas o del ritorno alla guerra con Israele, condannando la regione e il suo popolo a un conflitto perpetuo». Il risultato del voto è rimasto incerto fino all'ultimo: se i nove sì necessari per l'approvazione erano ampiamente previsti, il punto interrogativo riguardava il possibile veto della Russia, che nei giorni scorsi ha presentato un testo alternativo. Numerose fonti diplomatiche, tuttavia, hanno definito «difficile per Mosca opporsi a un testo sostenuto dalla Palestina e dalla regione». A premere per il rapido passaggio della risoluzione Usa, oltre ai paesi arabo-musulmani più importanti (Qatar, Egitto, Emirati Arabi Uniti, Arabia Saudita, Indonesia, Pakistan, Giordania e Turchia), si è aggiunta infatti anche l'Autorità Palestinese. Se la risoluzione del Consiglio di Sicurezza fornisce il supporto delle Nazioni Unite alla seconda fase del piano in 20 punti di Trump, che ha portato a un cessate il fuoco dopo due anni di guerra, per diversi diplomatici la mancanza di dettagli ne renderà complessa l'attuazione. Diversi paesi sono stati indicati come probabili contributori della forza di sicurezza a Gaza, tra cui Indonesia, Turchia ed Egitto. Tuttavia, nessuno di essi ha impegnato un contingente, e si è discusso poco pubblicamente di una struttura di comando, o del rapporto tra le forze di sicurezza israeliane e una forza di polizia palestinese addestrata in Egitto.