Denaro, tanto, ed estremismo. Pacchi di contanti in garage, computer e telefonini infilati nelle intercapedini, una bandiera di Hamas, chiavette Usb con canti della tradizione islamica celebrativi dell'organizzazione terroristica. Nascondeva tutto questo la cellula italiana di Hamas finita agli arresti su richiesta della Dda di Genova, coordinata dalla Dna. Dopo il blitz che ha portato in carcere il presidente dell'Associazione dei palestinesi d'Italia, Mohammad Hannoun e altre sei persone, Digos e Guardia di Finanza hanno eseguito ieri 17 perquisizioni nelle case degli indagati, nelle sedi dell'Associazione benefica di solidarietà con il popolo palestinese (Abspp) e di altre associazioni satellite, veicoli attraverso cui la rete avrebbe finanziato Hamas con almeno 7 milioni di euro dal 2023, con triangolazioni tra Italia, Turchia, Giordania, Egitto e Gaza.
Tra Genova, Milano e Roma; a Torino, Bologna, Bergamo, Firenze, Monza Brianza, Lodi e Sassuolo, è stato trovato e sequestrato oltre un milione di euro in contanti. Circa 560 mila euro erano in un vano di un garage nel modenese, in un'altra casa c'erano 6 mila euro e una bandiera di Hamas. Tre computer erano nascosti dentro una parete nell'abitazione di uno studente nel lodigiano, che risulta ora indagato. Dispositivi ritenuti interessanti dagli inquirenti, visto che, come emerge dalle intercettazioni, gli arrestati, che temevano l'indagine, erano preoccupati di liberarsi di documenti e pc. "Io sto pensando anche di rompere il pc dell'ufficio", diceva Hannoun, considerato il vertice della cellula e in rapporti diretti con Hamas. Anche il suo braccio destro, Abu Falastine, uno che - per capire la vicinanza all'organizzazione terroristica - compare in un video nei tunnel di Hamas a Gaza, diceva: "Ho cancellato tutto... I vecchi files tutti cancellati... Tutte le ricevute cancellate. Ovviamente ho tenuto una copia e l'ho messa in un hard disk e l'ho lasciata da un amico di fiducia". Si riferirebbe a una serie di file cancellati da almeno due anni. Ma l'inchiesta è più larga dei sette arresti eseguiti sabato. Ne erano stati chiesti nove, ma due sono latitanti. Si trova a Gaza Osama Alisawi, esponente di Hamas, e cofondatore dell'Associazione con Hannoun. Sarebbe invece in Turchia Abu Rawwa, collettore di fondi per la cellula in Emilia Romagna.
Gli indagati però sono 25, tra cui familiari di Hannoun, la moglie e i suoi due figli che, secondo gli investigatori, sarebbero stati consapevoli dei finanziamenti ad Hamas. Uno dei figli avrebbe trasportato materialmente il denaro, con dichiarazione doganale firmata dall'associazione benefica di Hannoun. Indagata anche la giornalista Angela Lano, direttrice del sito Infopal, per gli inquirenti "funzionale" alla propaganda della cellula. Indagato anche Mahmoud el Shobky, referente per la raccolta del denaro in Piemonte, Sicilia e in Sardegna.
Nell'inchiesta, che è frutto anche dello scambio informativo con altri Paesi europei, sono confluiti anche documenti trasmessi dalle autorità israeliane. Un punto su cui gli avvocati di Hannoun contrattaccano: "L'impostazione accusatoria è largamente costruita su elementi probatori e valutazioni di fonte israeliana, senza che sia possibile un reale e approfondito controllo su contenuti e rispetto dei principi costituzionali", dicono i legali Dario Rossi, Fabio Sommavigo e Emanuele Tambuscio che oggi incontreranno Hannoun nel carcere di Marassi. "Il rischio è che azioni concrete di solidarietà siano interpretate come azioni di sostegno, o addirittura di partecipazione, ad attività terroristiche, ammesso che tale qualificazione possa ritenersi, e in che misura, corretta". Martedì gli interrogatori di garanzia.