Primario del pronto soccorso aggredito a manganellate a Lamezia Terme

Scritto il 12/11/2024
da Alessandro De Virgilio

AGI - Il primario facente funzioni del Pronto Soccorso dell'ospedale di Lamezia Terme, Rosarino Procopio, è stato aggredito questa notte dal nipote di una paziente a colpi di manganello. Il fatto si è verificato in ospedale. Secondo quanto si è appreso, il primario aveva comunicato all'aggressore la decisione dei medici di dimettere la nonna dall'Obi (Osserazione breve intensiva). Questo ha scatenato la reazione dell'uomo, che ha colpito due volte con un manganello il medico. Quando la vittima ha tentato di fuggire per sottrarsi ai colpi, l'energumeno gli ha scagliato contro l'oggetto contundente. Sul posto si trovavano due agenti della Polizia di Stato che hanno bloccato l'aggressore. Il dottor Procopio ha riportato contusioni ed escoriazioni.

Arrestato il responsabile

È stato identificato e arrestato dalla polizia l'uomo che ha aggredito il primario Rosarino Procopio. Si chiama Carlo Sacco, ha 28 anni ed è accusato di lesioni aggravate. Due agenti del locale commissariato, che si trovavano nel nosocomio, lo hanno bloccato dopo che aveva colpito il medico per due volte prima di scagliargli contro il manganello quando la vittima ha tentato di allontanarsi. Il dottore aveva comunicato ai familiari di una paziente la decisione di dimettere la donna, scatenando la violenta reazione del nipote. Si tratta, secondo quanto si apprende, di una persona già nota alle forze di polizia. Le indagini sono coordinate dal procuratore capo di Lamezia Terme, Salvatore Curcio, che ha chiesto la conferma della detenzione in carcere all'ufficio competente. 

"L'aggressione subita ieri sera dal dottor Rosarino Procopio - si legge in una nota dell'Asp di Catanzaro - è un evento che lascia allibiti. L'Azienda Sanitaria Provinciale di Catanzaro esprime profonda solidarietà al medico aggredito, ma condannare un'aggressione premeditata come questa è, purtroppo, tristemente scontato. Davanti a questo gesto bisogna fare di più; ci aspettiamo una risposta forte da parte delle Autorità competenti, perché questi fenomeni danneggiano, oltre al personale sanitario anche tutta l'utenza. In questo caso non sono neanche invocabili possibili giustificazioni come la tensione emotiva, non è tollerabile che si entri in un ospedale con un manganello per imporre con la forza e la violenza un abuso".

"L'Azienda - prosegue il comunicato - farà come sempre la sua parte, come ha fatto fino al oggi per rafforzare le misure di sicurezza per il personale. Ma questo è un evento fuori del comune che richiede una risposta specifica da parte di tutti. Siamo tutti impegnati - prosegue la nota - a garantire migliori condizioni di accoglienza e di lavoro, implementeremo ulteriormente le misure per garantire i pazienti e i lavoratori ai quali siamo grati perché continuano a svolgere le loro attività pur in un contesto che, come purtroppo dimostrato, può diventare estremamente difficile. Siamo convinti che la tutela legale dei dipendenti e la costruzione dell'Azienda come parte civile siano misure dovute, valide anche come deterrenza; i dipendenti si legge infine - non sono soli e questo deve essere chiaro a tutti".

Il racconto della vittima: "Non siamo più liberi di lavorare"

"Non abbiamo più la libertà e la tranquillità di fare questo lavoro", afferma Procopio. "La paziente - racconta il medico in un'intervista al "Corriere della Calabria" - non accettava la dimissione, quindi ne è nato un diverbio con il nipote che ha cominciato ad alzare la voce, e a quel punto ho cercato di chiamare le guardie. Mi sono alzato e questa persona ha estratto dalla propria giacca un manganello e ha cercato di colpirmi alle spalle. Mi sono accorto di quello che stava accadendo e mi sono piegato, così mi ha colpito sulla schiena. Se mi avesse colpito in testa non so come sarebbe andata a finire".

Procopio aggiunge che episodi del genere sono "una mancanza di rispetto nei confronti di chi cerca, soprattutto in pronto soccorso, di dare assistenza a tutti, rendendoci conto delle liste d'attesa a cui sono costretti questi pazienti. Ora sono praticamente i familiari o i pazienti stessi che decidono se devono fare degli esami e se devono essere dimessi oppure no. Non abbiamo più la libertà e la tranquillità di fare questo lavoro". Nelle scorse settimane all'ospedale di Lamezia sono arrivati, come rinforzo, medici cubani ma - prosegue Procopio - purtroppo hanno bisogno di tempo fino a quando non raggiungono una certa autonomia. Ora lavoriamo con tre unità. La situazione per quanto riguarda i medici - osserva il primario del pronto soccorso di Lamezia Terme - rimane molto stressante: c'è una grossa affluenza, abbiamo incrementato rispetto all'anno scorso, nello stesso periodo, di duemila accessi". Secondo Procopio "è il solito discorso del territorio che non funziona o funziona male, penso che sia una delle cause principali, perché ci serve più tempo da dedicare al paziente, ne dedichiamo in media 4-5 minuti, per poter andare avanti e smaltire la richiesta di assistenza che abbiamo giornalmente nelle 24 ore. Tanta gente che arriva in pronto soccorso potrebbe essere tranquillamente assistita sul territorio, e questo ci aiuterebbe a non creare questo genere di episodi". 

La solidarietà di Occhiuto

"L'ennesimo episodio violento nei confronti del personale sanitario desta grande allarme e richiama l'urgenza di attivare ogni misura necessaria per tutelare i nostri medici e i nostri infermieri. Vicende di tale gravità, come quella avvenuta ieri sera nell'ospedale di Lamezia Terme, in cui il primario del Pronto soccorso Rosarino Procopio è stato aggredito con un manganello riportando varie contusioni, stanno diventando sempre più all'ordine del giorno. Per questo, ancora una volta, rinnovo l'invito alle istituzioni affinché si attivino tutte le opportune contromisure per arginare un fenomeno così inquietante. Sincera solidarietà e vicinanza al dottor Procopio, ai suoi colleghi, ai pazienti, e a tutta l'Asp di Catanzaro", afferma Roberto Occhiuto, presidente della Regione Calabria.

"Mi auguro - aggiunge Occhiuto - che l'individuo che si è permesso di entrare in ospedale con un manganello - un comportamento davvero pazzesco - con l'evidente intento di usare la violenza contro qualcuno, venga assicurato alla giustizia per il suo atto criminale e indegno di un Paese civile".

Un caso anche a Novara

Ancora un episodio di violenza ai danni del personale sanitario al Pronto Soccorso dell'Ospedale Maggiore di Novara. La vicenda risale alla notte fra domenica 3 e lunedì 4 novembre ma è stata resa nota solo nelle scorse ore. In uno dei box del pronto soccorso era in corso una visita da parte di un medico psichiatra a un paziente di circa trent'anni. L'uomo, un immigrato descritto di corporatura robusta, improvvisamente ha cominciato a dare in escandescenze contro il medico che lo stava visitando e il collega che lo affiancava, agitandosi e urlando, e danneggiando arredi e attrezzature, compreso un computer.

Vista la situazione di tensione, una delle infermiere in servizio ha chiesto l'intervento di una delle Guardie giurate che gestiscono la vigilanza e la sicurezza nell'ospedale. Il vigilante si è messo in mezzo tra il paziente e il medico, ed è stato colpito: per lui una prognosi di tre giorni. L'ennesimo episodio violento ha causato la reazione delle organizzazioni sindacali del personale sanitario che hanno ribadito la necessità di aumentare il numero di medici e infermieri in pronto soccorso, per ridurre i tempi di attesa ed evitare di creare tensioni.