Gli investigatori hanno acceso il faro sul sito sessista Phica.eu, chiuso dal suo amministratore per evitare guai peggiori non appena si è alzata la bufera. È stato individuato il suo gestore, Vittorio Vitiello, un 45enne imprenditore di origini campane ma residente a Firenze, a cui si è risaliti anche grazie alla denuncia di Sara Funaro, sindaco del capoluogo toscano, finita a sua insaputa sul sito insieme ad altre centinaia di donne. Tra le varie sezioni del sito non mancavano quelle dedicate alle mogli, compagne, fidanzate o ex, ignare del fatto che i propri uomini scattassero loro delle foto, o se le facessero inviare, per poi condividerle online. A volte proprio su richiesta di Vitiello.
"La tassa di ingresso è una foto della tua ex", "Il massimo sarebbe trovare qualcuna che abbiamo s... entrambi e raccontarci l’esperienza", scriveva il gestore nelle chat di Telegram aperte con alcuni degli utenti del sito. Questi messaggi sono contenuti in una relazione che la sociologa Silvia Semenzin ha portato in parlamento alcuni anni fa, denunciando l'accaduto. In quelle chat c'era anche chi si chiedeva se fosse lecito, e se non fosse un reato, condividerle online. Ma l'amministratore del sito, che online operava sotto gli pseudonimi di "Phica Master" o "Boss Miao", rispondeva sicuro: "Una volta che te la mandano, puoi farne l’uso che vuoi". E invece non funziona così. E ora sia il gestore che tutti gli utenti iscritti se ne stanno rendendo conto.
Non è la prima volta che Phica.eu finisce nell'occhio del ciclone perché, senza farsi pubblicità, diverse professioniste e personaggi dello spettacolo in passato hanno agito legalmente contro il sito. Nel 2019 è stata Semenzin, a segnalarla e in quell'occasione Vitiello ha collaborato con la postale segnalando gli indirizzi Ip dei suoi siti. Operava dal 2005, quando nacque come forum amatoriale nell'epoca di massima diffusione di queste piattaforme. Si è poi evoluto arrivando fino a offrire abbonamenti vip e a diventare la "testa" di una serie di siti con contenuti pornografici che, nell'ultimo periodo, erano creati anche con l'intelligenza artificiale.
Tra le ipotesi di reato della procura di Roma c'è anche quella di estorsione per aver chiesto soldi agli utenti per eliminare i contenuti, dalla quale però l'amministratore ha tentato di difendersi, sostenendo che "questo è un servizio a pagamento. Se ordini una pizza e vai a prenderla di persona, non paghi alcun supplemento; la pizzeria però può proporti la consegna a domicilio con un costo aggiuntivo". Questo è parte di un messaggio inviato dall'amministratore a una donna che chiedeva di essere eliminata dalle piattaforme.