L'Arera come il Cnel. L'Autorità che vigila su energia, reti e ambiente e che presto sarà guidata da un nuovo collegio nominato dall'ultimo Consiglio dei ministri, ha deciso con una delibera del 25 novembre di eliminare il vecchio tetto alle retribuzioni dei commissari, adeguandosi alla sentenza della Corte Costituzionale. La scelta comporta un incremento di circa 70mila euro l'anno e la richiesta di accantonare gli importi relativi agli ultimi cinque mesi, in attesa dei chiarimenti che il ministro della Pubblica Amministrazione Paolo Zangrillo sta preparando in una circolare destinata a definire i criteri applicativi della decisione della Consulta. Pur essendo autonome, le authority si muovono in un quadro ancora incerto e la stessa Arera ha scelto di congelare gli aumenti fino a nuove indicazioni, soprattutto dopo il parere giuridico utilizzato per bloccare l'analoga iniziativa dell'Inps cui è stato spiegato che la sentenza non legittima un adeguamento al rialzo.
La norma compare nell'allegato B della seconda variazione di bilancio pubblicata sul sito dell'Autorità e riguarda l'"abrogazione del limite retributivo dei dipendenti pubblici". Stima un aumento di 70mila euro per le indennità del presidente e dei componenti del collegio, da spalmare sui mesi successivi alla sentenza di luglio. Il calcolo equivale a circa 2.800 euro in più al mese per ciascun commissario. La tempistica ha attirato l'attenzione anche perché il Consiglio dei ministri ha appena nominato Nicola dell'Acqua alla presidenza dell'Autorità insieme ai nuovi componenti Alessandro Bratti, Livio De Santoli, Lorena De Marco e Francesca Salvemini, che subentreranno all'attuale collegio guidato da Stefano Besseghini.
La decisione ha suscitato le critiche dell'opposizione. Nicola Fratoianni (Avs) ha parlato di "episodio poco dignitoso", mentre Raffaella Paita (Iv) ha definito la mossa "un regalo di Natale fuori tempo massimo".

