Entro il 2030 il gruppo Volkswagen avrà tagliato 35mila posti di lavoro, riducendo così gli occupati nei siti tedeschi da 130mila a meno di 100mila unità. Già poco più di 11mila dipendenti hanno lasciato l'azienda dalla fine del 2023. Fonti interne hanno confermato ad Handelsblatt che «i tagli stanno procedendo in modo significativo». Nessun commento ufficiale è arrivato invece da Wolfsburg. Non ci saranno, comunque, licenziamenti drastici.
La situazione del più importante gruppo automobilistico europeo è di forte sofferenza. Nei primi nove mesi del 2025, Volkswagen ha segnato un utile operativo di 5,4 miliardi (-58%). Il rallentamento, nel suo complesso, del settore elettrico ha inoltre prevalso sulla crescita delle vendite (+42%) di auto a batteria.
L'azienda sta infatti affrontando notevoli difficoltà a causa dei problemi nei suoi mercati centrali, Cina e Usa, i prezzi dell'energia elevati e le dirette ripercussioni sui costi di produzione (necessari tagli per 5 miliardi) nonché per via dei forti investimenti in prodotti hi-tech e tecnologie: una corsa sfrenata a semiconduttori e materie prime che nel 2026 richiederebbe risorse per almeno ulteriori 11 miliardi. Da qui la decisione di rinviare l'approvazione del nuovo programma globale di investimenti. «Ci sono molte paure nella società: le persone temono per il loro futuro e per il benessere che hanno costruito - l'allarme lanciato da Daniela Cavallo, la sindacalista di origine italiana al vertice del consiglio di fabbrica di Volkswagen -. I profondi cambiamenti dell'industria, dalla transizione energetica alla digitalizzazione, stanno alimentando incertezza tra i lavoratori. Politica, imprese e sindacati devono creare quelle condizioni che diano fiducia e prospettive». Anche la catena di fornitura italiana (il business vale circa 5 miliardi) subirà le conseguenze, così come gli impianti europei che producono veicoli a marchio Volkswagen. E a proposito di Italia, Volkswagen ha rinviato il via alla vendita di Italdesign (ex Giugiaro) di Moncalieri a Ust Global, multinazionale americana di capitale indiano.
Da Francesco Garippo, per 46 anni operaio a Wolfsburg sulla linea che ha dato vita alle tante versioni della Golf, dal 2022 in pensione e per 38 anni nel consiglio aziendale, la testimonianza di come il territorio sta vivendo la situazione del gruppo. I suoi due figli, entrambi laureati, sono pure dipendenti del gruppo. «Wolfsburg conta 128mila abitanti, più della metà dei quali lavorano in Volkswagen - così Garippo, ora consigliere comunale, al Giornale -: siamo molto preoccupati anche se non è la prima crisi che il territorio affronta: nel 1993, da un giorno all'altro, è emerso un esubero di 30mila operai a causa della crisi mondiale del settore. Oggi a concorrere è la trasformazione dell'industria con le tante incertezze. Si parla di mobilità elettrica per il futuro: tutti dicono di sì, poi arrivano i pareri negativi. Si producono auto elettriche, ma ci sono clienti che non possono acquistarle anche per la carenza di infrastrutture. Inoltre, occorre meno manodopera nelle fabbriche. La formula vincente del gruppo, nei momenti difficili, è stata quella di restare uniti. E spero che ciò avvenga anche in questo caso».

