Poco spazio al mercato

Scritto il 08/12/2025
da Pompeo Locatelli

L'Italia è il paese dei campanili. E sotto ogni campanile fa bella mostra di sé una corporazione. Questo è un grave problema che ci trasciniamo da tempo. Perché la sagra delle corporazioni significa assistere al valzer degli interessi e al pericoloso collateralismo con la politica. Ovvero: la politica usa la corporazione e la corporazione ringrazia del privilegio contraccambiando con gli interessi negli appuntamenti elettorali. Allora succede che alcune norme vengono o meno attuate per soddisfare una particolare organizzazione di settore. Perciò le specifiche categorie godono dell'essere trattate con i guanti di velluto. In barba alla libera concorrenza. La lista è lunga. L'assenza, in molti campi, di un'effettiva concorrenza è un deficit che un Paese serio non può permettersi. Invece sembrerebbe che alle nostre latitudini toccare gli interessi delle caste produca solo scottature. E quindi non conviene. Una volta per tutte andrebbe avviato un radicale cambio di indirizzo (vedremo che succederà con la nuova Legge sulla concorrenza). I mercati necessitano di poter operare in un contesto di effettiva libera concorrenza. Di questo beneficeremmo tutti: imprese e consumatori. Si tratta di assecondare il buon senso; di elementari principi liberali finalmente messi in pratica per intero.

Non è più tollerabile continuare a piegarsi ai desiderata di questa o quella lobby. La buona politica deve tifare per la libertà di scelta dei cittadini e la capacità dell'economia italiana di innovarsi per trovare una via d'uscita alla crisi di competitività. Urgono riforme ad autentica impronta liberale. Non facciamo passare il messaggio che in Italia permangono insormontabili resistenze a attivare percorsi di riforma virtuosi. E che il belpaese continua ad essere profondamente allergico alla salutare libera concorrenza.

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