Il Pentagono ha lanciato un nuovo segnale d'allarme sul continuo rafforzamento militare della Cina, avvertendo che gli Stati Uniti sono diventati "sempre più vulnerabili" alle capacità offensive di Pechino. C'è scritto, nero su bianco, all'interno dell'ultimo rapporto annuale del Dipartimento della Difesa Usa sulle forze armate cinesi, un documento destinato al Congresso che fotografa quella che viene definita una crescita militare "storica" da parte del Dragone. Nello stesso paper, tra gli altri avvertimenti, si legge che il gigante asiatico intenderebbe costruire sei nuove portaerei nei prossimi dieci anni, arrivando a disporre di nove unità complessive entro il 2035. Non solo: per la prima volta Washington ha riconosciuto una presenza operativa cinese in Cambogia, presso la base navale di Ream, in quella che è considerata dai pianificatori Usa, di fatto, la seconda base ufficiale cinese all'estero (dopo quella inaugurata a Gibuti nel 2017).
L'allarme del Pentagono
Come ha fatto notare il South China Morning Post, il rapporto del Pentagono sottolinea come lo sviluppo di portaerei, caccia di sesta generazione e di un vasto arsenale nucleare stia modificando in profondità l'equilibrio strategico tra Usa e Cina, arrivando a minacciare direttamente la sicurezza del territorio statunitense. Il paper evidenzia, nei minimi dettagli e come ogni anno, l'espansione delle capacita cinesi nei settori nucleare, marittimo e convenzionale a lungo raggio, ma anche nello spazio e nel cyberspazio.
Uno dei punti più rilevanti, come anticipato, riguarda la Marina dell'Esercito Popolare di Liberazione. Secondo le stime del Pentagono, Pechino punterebbe a schierare sei portaerei operative entro il 2035, portando il totale complessivo a nove unita, un numero superiore a quanto ipotizzato in precedenza da molti analisti. Questo scenario e reso ancora più concreto dall’entrata in servizio della Fujian, la più avanzata portaerei cinese, dotata di catapulte elettromagnetiche, una tecnologia finora posseduta solo dagli Stati Uniti. Il rapporto guarda anche al futuro dell'aviazione militare cinese, prevedendo l’entrata in servizio dei primi caccia di sesta generazione attorno al 2035. Una tempistica più lunga rispetto ai programmi americani, che puntano a rendere operativo il proprio velivolo di nuova generazione, noto come F-47, gia nel 2029.
Lo sprint della Cina
Grande attenzione viene riservata poi alla deterrenza nucleare. Il Pentagono stima che la Cina possa superare le 1.000 testate nucleari entro il 2030, anche se nel 2024 l'arsenale si attestava ancora su poco più di 600 unita. Secondo esperti cinesi, questa crescita sarebbe legata al fatto che la base di partenza era limitata e non implicherebbe una volontà di raggiungere la parità con gli Stati Uniti.
Il documento affronta anche il tema di Taiwan, considerata da Pechino una provincia ribelle da riunificare, anche con la forza se necessario. Vengono delineati quattro possibili scenari militari, che vanno dalla coercizione senza conflitto aperto fino a un’invasione anfibia su larga scala. Washington ribadisce la propria opposizione a un cambiamento dello status quo con la forza e il sostegno militare all’isola.
Nonostante i toni allarmati sulle capacita militari cinesi, il rapporto adotta un linguaggio sorprendentemente costruttivo sul piano politico. Gli Stati Uniti affermano di non voler contenere o umiliare la Cina, ma solo impedire che una singola potenza domini l'Indo-Pacifico. Sotto la guida di Donald Trump, si legge, le relazioni militari bilaterali sarebbero "piu forti che in passato", con l’obiettivo di ampliare i canali di comunicazione per evitare escalation e incidenti.
Il Pentagono riconosce tuttavia che l'accelerazione militare cinese rappresenta un fattore di potenziale instabilità globale. La strategia di Pechino, basata sulla mobilitazione nazionale totale in caso di conflitto, e vista come una sfida diretta al primato americano nella regione. In questo quadro, la crescente vulnerabilità del territorio Usa diventa uno degli elementi centrali del nuovo confronto strategico tra le due superpotenze.

