"Mobilità anno zero", l'appuntamento de Il Giornale alla Fondazione Feltrinelli di Milano, focalizza la propria attenzione sul modo in cui le grandi aree urbane stanno vivendo una fase di profonda riorganizzazione e trasformazione. Le metropoli si riscrivono non solo nella loro struttura fisica, ma anche nelle dinamiche che regolano il movimento e la vita al loro interno. L'evoluzione della mobilità, da quella sostenibile ai sistemi intelligenti, impone una rinegoziazione degli spazi e delle priorità che stanno cambiando radicalmente la fisionomia e la funzione delle città. Questo cambiamento non è un mero aggiornamento infrastrutturale, ma un vero e proprio ripensamento del vivere comune. Sul tema delle metropoli che si riscrivono dialogano Vittorio Macioce ed Emilio Cozzi.
"Quando noi eravamo bambini c'era un cartone animato che in Italia si chiamava I pronipoti, in America The Jetsons", ha esordito il giornalista Macioce, introducendo il tema. "Era sempre di Hanna-Barbera ed era, diciamo, il limite opposto degli Antenati. Era la storia di una famiglia degli anni '60, appunto di Jackson con un padre che lavorava in ufficio, la mamma casalinga, due figli, un maschio e una bambina, la bambina è un po' secchiona, il maschio è un po' ribelle, un cane, un robottino ed era l'immagine del futuro che avevano i bambini degli anni '60-'70, quasi fino agli '80, prima che arrivassero i nostri eroi, cioè Goldrake e Capitan Harlock", ha proseguito Macioce, sottolineando che i Jetsons erano "l'immagine di un futuro normale con taxi volanti, autovolanti, intelligenza artificiale. Ma il futuro che è adesso, quello che noi immaginavamo da bambini, tu come te l'aspettavi? Come adesso o te l'aspettavi diverso?". Rispetto ai Jetsons, spiega Cozzi, "siamo molto lontani, ah sì, ancora. Ma in realtà molto presto sarà abbastanza, non dico ordinario, ma più ordinario pensare a scienziate e scienziati che trascorrono una buona parte dell'anno in orbita a lavorare ad esperimenti che oggi sono esclusivo appannaggio degli astronauti, che non sono scienziati, non tutti se non altro, e che oggi per delega devono effettuare gli esperimenti". Per Cozzi questa è una previsione a breve termine, massimo 10 anni, entro i quali, dice il giornalista, "torneremo a vedere qualcuno sulla Luna, tutto da dimostrare se taikonauti, cioè astronauti cinesi, o europei occidentali, perché c'è una corsa. E per essere estremamente sintetico, quello che stiamo vedendo oggi è uno spazio che purtroppo, direi, riflette quello che succede a terra, compresi i dissidi, compresi i conflitti".
Non solo conflitti tra Cina, Russia e Usa, spiega Cozzi, "anzi, speriamo neanche quelli, ma tendenzialmente l'Europa anche ha voce in capitolo. Tendenzialmente stiamo vedendo che lo spazio, ormai dal 2019, è un dominio della NATO, insieme a terra, cielo, mare, cyber". Oggi, prosegue, "il futuro non esisterebbe senza spazio, ma io parlo di presente. Senza che voi lo sappiate, che vi interessi o non lo spazio, che vi interessi che donne e uomini vadano sull'ISS, sulla Stazione Spaziale Internazionale, su Marte o sulla Luna, voi oggi, senza accorgervene, userete una trentina di satelliti". Il Gps è un esempio lampante, perché "è una costellazione satellitare, peraltro di origine militare, perché fu fatto dalle forze armate statunitensi per il proprio esercito e per le proprie forze armate, appunto. Solo poi, peraltro all'inizio, con una, diciamo così, distorsione del segnale a uso civile che non dava la precisione che c'è oggi. Quella è una costellazione militare, e una volta io usavo le cartine per venire qui, avrei usato lo stradario, poco male, ci sarei arrivato lo stesso. Piccolo dettaglio: oggi il traffico globale, marittimo, aereo, dipendono dal GPS".
Alla domandaa se "con tutti i problemi che abbiamo, legittimo è vero, ma dobbiamo buttare via i soldi nello spazio?", la risposta, spiega Cozzi, è affermativa, "perché c'è un ritorno di investimento che va da tre a sette volte. In secondo luogo perché se parlasse adesso la tecnologia spaziale, la nostra vita diventerebbe complicatissima, in alcuni casi impossibile, comprese le transazioni bancarie". Alla domanda di Macioce sullo sbarco dell'uomo su Marte, sulle tempistiche e sulla possibilità, Cozzi ha citato l'astronauta Paolo Nepoli: "Sono trent'anni che fra trent'anni arriveremo su Marte". La speranza di Cozzi è che "ci arriveremo prima. È abbastanza improbabile. Però poi dipende cosa intendiamo per arrivarci. Mi spiego, oggi dei robot, dei rover su Marte ci sono già. Stiamo cercando un segnale di vita evidentemente passata su Marte" e c'è Elon Musk che "che è un po' l'elefante della stanza quando si parla di spazio, che ha promesso che su Marte arriverà nel 2029 con una missione senza equipaggio. Dopodiché, lui dice, 2032 comincerà a pensare a degli equipaggi. Oggi nessuno è in grado di farlo. L'equipaggio morirebbe a metà del viaggio, circa, per questione di radiazioni, perché il viaggio tra andata e ritorno durerebbe circa 3 anni, e vorrei vedere chiunque di noi rimanere 3 anni in una scatoletta con altra gente, magari nemmeno così simpatica". Se, invece, "mi chiedete quando vedere i Jetsons svolazzare su Marte, e lì manca un po' di tempo".
Macioce ha quindi interpretato la domanda che in tanti hanno, ossia perché a un certo punto abbiamo smesso di andare sulla Luna. "Secondo me nel 1969 la Luna ha smesso di essere romantica. Cioè l'uomo, nel momento in cui lui ci ha messo piede, l'ha persa in qualche modo, no? Ha perso poi il simbolo. Io sono molto legato alla luna di Astolfo, quella dove gli umani, trovavano tutte le cose perdute sulla Terra, compreso il senno, no?", prosegue Macioce che ragiona sul fatto che "bellissimo l'allunaggio, bellissimo questo piccolo passo dell'uomo, grande passo per l'umanità, ma è come se poi la luna fosse stata sverginata. Però a un certo punto abbiamo smesso di andarci? Non conveniva? Era inutile? Ci andranno i cinesi per togliere la bandiera americana e metterci la loro?". La Luna, dice Cozzi, nella prima "corsa spaziale", "era l'obiettivo dei due blocchi, Unione Sovietica e Stati Uniti. Hanno vinto gli Stati Uniti, peraltro dopo una rincorsa bella faticosa, perché fino al '65 l'Unione Sovietica era sempre avanti". Ma non ci andiamo più perché "l'obiettivo era stato vinto, andare sulla Luna costava un sacco di soldi e, piccolo dettaglio, era cominciata anche la guerra del Vietnam. Nixon ha detto: 'Invece di fare 20 missioni, che erano quelle originariamente previste, interrompiamo alla 17'. Per 50 anni non siamo più tornati, anzi non ci siamo ancora tornati: dal '72 non ci torniamo. Adesso perché ci torniamo? Perché c'è un'altra guerra, diciamo così, un'altra lotta strategica per il prestigio".
Come diceva un visionario, dice Cozzi, "la fantascienza ha una caratteristica: prima o poi si realizza. Possono volerci 5 anni, 10, 100, 1000, ma prima o poi una cosa che donne e uomini immaginano, qualcun altro dopo di loro la fa, ed è vero, se ci pensate. Basta avere coraggio, competenza e un po' di pazienza". Sul tema, però, Macioce sostiene che qualcosa sia cambiato, perché "ho l'impressione che noi abbiamo smesso di immaginare il futuro negli anni '80. Cioè, se voi ci pensate, tutti i grandi film di fantascienza, tutti i grandi romanzi di fantascienza sono stati scritti negli anni '80 e hanno a che fare col tempo che siamo vivi. A un certo punto il futuro non è stato più pensato, e proprio in base a quel principio che dici tu, se tu il futuro non lo immagini, il futuro non arriva". Negli anni Settanta e Ottanta, ha proseguito Macioce, "uno immaginava che, avendo fuori risorse infinite, la cosa più semplice è che Cina e America e Russia e chi vuole si mettano insieme per andare a trovare la ricchezza altrove. Poi però, siccome sono figlio degli anni '80 e sono cresciuto con Capitan Harlock, io lo so che poi il governo mondiale è ottuso, e che Capitan Harlock era un pirata perché era quello che combatteva visionario, mentre i burocrati del grande mondo costruivano muri".

