Auto Ue ormai in cortocircuito. Così la riscossa dell'industria

Scritto il 18/11/2025
da Chiara Ricciolini

I target CO2 spingono i veicoli elettrici. Fraccari, Pulice, Gorini e Tripepi: "Cambierà anche logistica, asse pubblico-privato"

La mobilità è stata una delle leve decisive dello sviluppo mondiale prima ed europeo dopo, il pilastro che ha alimentato l'ascesa delle sue industrie. Oggi, però, il settore sta attraversando uno dei passaggi più complessi della sua storia. Ieri il quotidiano economico tedesco Handelsblatt ha anticipato un'accelerazione nella nuova stretta di Volkswagen sul taglio di 25mila posti di lavoro. Entro la fine del decennio ad abbandonare l'azienda saranno in 35mila.

Il sistema automobilistico europeo sta cambiando, pressato dalla concorrenza asiatica, dall'elettrificazione, dagli obiettivi climatici e dall'automazione. Per quasi duemila anni il mondo è rimasto statico. "All'inizio della nostra era ci si muoveva a cavallo", racconta il direttore del Giornale, Alessandro Sallusti, in apertura dell'evento "Mobilità anno zero" organizzato dal Giornale e Moneta. "Ancora nell'Ottocento il mezzo di trasporto era lo stesso". Poi, alla fine dell'Ottocento, arriva l'auto e la storia dell'uomo cambia per sempre: in pochi decenni conquistiamo lo spazio e, negli anni Sessanta, arriviamo sulla Luna. L'accelerazione tecnologica coincide con la nascita dei Paesi che domineranno il Novecento: Stati Uniti con Ford, Francia con Renault, Germania con Mercedes-Benz.

Oggi abbiamo nuovamente cambiato il passo. I negoziati sul target climatico europeo per il 2040 - una riduzione del 90% delle emissioni rispetto ai livelli del 1990 - spingono l'industria a incrementare la produzione di veicoli elettrici. Ma, con una lunga storia costruita attorno ai motori endotermici, la crisi rischia di farsi voragine. "Nei prossimi anni vivremo una trasformazione profonda della mobilità, e non riguarderà solo noi: sarà un cambiamento collettivo", osserva Antonio Fraccari, managing director di Asdr Mobility, cui per primo ha dato la parola Hoara Borselli nel panel di avvio. Il fattore trasformativo è l'elettrificazione: "Servono hub con molte postazioni di ricarica". Il secondo è la guida autonoma: "La tecnologia c'è già", ma manca una regolamentazione che consenta l'ingresso su larga scala "entro dieci anni". L'integrazione dell'energia rinnovabile apre nuove possibilità: "La batteria di un'auto ha la capacità di alimentare un grande appartamento per 15-20 ore", spiega. Le città si organizzano con servizi essenziali vicini e accessibili senza spostamenti lunghi e, per questo, la micromobilità richiede infrastrutture dedicate. "Sarà un cambiamento collettivo", sottolinea Fraccari. Anche la logistica cambia e dalla gomma potrebbe passare al drone che "può trasportare fino a 100-150 chili anche in città". Ma il mutamento deve essere inclusivo, perché "l'innovazione non è tale se lascia qualcuno indietro". E soprattutto culturale, perché "non si tratta di muoversi sempre di più, ma di muoversi meglio". Secondo Simone Tripepi, responsabile charging point operator di Enel, per far crescere la mobilità sostenibile è necessario che tutti gli attori coinvolti lavorino insieme. L'Italia ha già una rete di ricarica pubblica pronta per accogliere il parco elettrico circolante, con oltre 70 mila stazioni. La nostra posizione è quindi favorevole, ma richiede di continuare a lavorare insieme - istituzioni centrali, imprese e amministrazioni pubbliche - per pianificare al meglio la rete. Anche il sistema ferroviario attraversa una fase di cambiamento. Come ricorda Simone Gorini, responsabile operations alta velocità di Trenitalia "quando si parla di sostenibilità ambientale e mobilità elettrica, il treno parte avvantaggiato". Il nuovo Frecciarossa 1000 è un investimento da 1,3 miliardi per 46 convogli. I materiali "raggiungono il 97% di riciclabilità" e "oltre il 98% dei componenti può essere recuperato". L'accessibilità e la democraticità del mezzo sono la chiave della sua efficienza, con "toilette più ampie, percorsi tattili, pittogrammi e numerazioni in linguaggio Braille".

Anche le istituzioni devono fare la loro parte nel facilitare la transizione. Lo spiega Massimiliano Pulice, responsabile competence center Rigenerazione Urbana e Infrastrutture di Cassa depositi e prestiti: per una mobilità sostenibile serve "una governance pubblica solida e trasparente".

Tra gli interventi più importanti c'è l'elettrificazione dei porti, con un programma da 1,5 miliardi sul cold ironing, cioè il processo di fornitura di energia elettrica da terra a una nave all'ormeggio. A Genova, "quando attraccano cinque navi contemporaneamente, l'urgenza di ridurre le emissioni è evidente". I porti diventano nodi energetici e logistici, capaci di generare sviluppo nelle aree retroportuali. Essenziale in questo è l'integrazione dei territori. "Non tutti i comuni, soprattutto quelli medio-piccoli, hanno competenze interne per intercettare direttamente i bandi della Bei o della Commissione - sostiene Pulice - È lì che Cassa Depositi e Prestiti interviene, perché la mobilità sostenibile è tale solo se riesce a coinvolgere anche le città secondarie". Neanche una metropoli come Milano può prosperare se attorno ha una provincia in declino: "sarebbe una mobilità a due velocità, con territori di serie A e di serie B".