Elettrica, ibrida o a idrogeno? Pilotata dall'uomo o da algoritmi? In ogni caso sarà un nuovo modo di vivere la dimensione urbana

Scritto il 18/11/2025
da Marco Leardi

Calcara (Hyundai): "Sbagliato demonizzare il settore". Cattoni (Brennero): "L'autostrada sarà pura tecnologia". Censi: "A Milano vinceranno biciclette e mezzi condivisi". Zecchi: "Io non rinuncerò alla mia roboante Lamborghini"

Elettrica, ibrida o a idrogeno? Guidata dall'uomo o pilotata dagli algoritmi? L'auto di domani fa discutere già oggi. Del resto, è proprio in questa fase di profonde trasformazioni che la mobilità del futuro inizia a prendere forma, imboccando strade destinate a delineare un nuovo modo di spostarsi e di vivere la dimensione urbana. I protagonisti di questa trasformazione sono già al volante: le loro voci si sono susseguite ieri all'evento organizzato a Milano da Il Giornale in collaborazione con il settimanale Moneta. Sul palco, Francesco Calcara (presidente e ceo Hyundai Italia) e Diego Cattoni (ad Autostrade del Brennero) hanno dialogato con Arianna Censi, assessora alla mobilità di Milano, e con il sociologo Stefano Zecchi. A moderarli, Andrea Ruggieri.

Dalla polifonia del confronto è emersa una consapevolezza condivisa: il motore del progresso è ormai avviato. Adesso, però, bisogna farlo funzionare al meglio, evitando di imboccare il vicolo cieco delle ideologie applicate alla mobilità. "Dobbiamo puntare allo sviluppo senza costringere i consumatori all'elettrico come unica possibilità. Demonizzare il settore dell'auto è sbagliato e in questa fase i costruttori hanno pagato un conto salato: con l'elettrico, se sei bravo non guadagni. Ma Hyundai lavora all'innovazione attraverso un ampio ventaglio di tecnologie: offriamo otto differenti tipi di motorizzazione, tra cui l'idrogeno, di cui siamo pionieri", ha spiegato Calcara, sottolineando poi come la multinazionale sudcoreana non agisca solo nel campo dell'automotive.

"Operiamo in trenta settori diversi, realizziamo droni, robot di servizio ed esoscheletri che aiutano le persone con lesioni al midollo spinale a camminare di nuovo. Ci guidano innovazione, connettività e tecnologia". Lo stesso approccio proiettato al futuro ha reso Autostrade del Brennero un modello d'eccellenza. "Dove c'è mobilità, c'è sviluppo. Dove ci sono infrastrutture, cresce la ricchezza. L'Autobrennero ha portato benessere in territori un tempo segnati dall'indigenza e oggi ai primi posti per produttività; siamo ammirati all'estero per l'adozione di tecnologie che, grazie a particolari sensori, a software avanzati e alla rete 5G, creano un'infrastruttura intelligente in grado di regolare al meglio il traffico e di ridurre gli incidenti. Per noi queste innovazioni sono già realtà, nel rispetto dell'ambiente", ha affermato Cattoni. In Italia ha tuttavia rimarcato il top manager "i chilometri di autostrade non sono più adeguati alla nostra maggiore capacità di viaggiare, di produrre e di esportare. Le risorse per crescere ci sono e lo Stato non dovrebbe nemmeno fare nuovo debito, ma bisogna ripensare il sistema delle concessioni per dare a noi operatori un orizzonte più ampio".

All'evento organizzato da Il Giornale e Moneta è andato poi in scena un confronto particolarmente vivace tra l'assessora Censi e il professor Zecchi, portatori di due punti di vista diametralmente opposti riguardo alla mobilità del futuro. "Il nostro modello di città punta alla riduzione delle auto, senza diminuire la qualità della vita. Questo lo si ottiene anche grazie alle auto condivise, al potenziamento del trasporto pubblico, alla creazione di ciclabili interconnesse e vicine ai grandi snodi. Toglieremo spazi? Sì, alle auto parcheggiate per il 95% del loro tempo. Ogni cambiamento produce paura e resistenza, è normale, ma la direzione di Milano è la stessa intrapresa alle grandi metropoli", ha sostento l'esponente della giunta guidata da Giuseppe Sala. Fulminea e irriverente la replica di Zecchi: "Vorreste farmi guidare un'auto elettrica? Ma neanche per sogno. Ho una Lamborghini a benzina e rivendico il diritto di usarla, mi piace la velocità, mi piace il rumore che produce. L'elettrico è malinconico e nessuno mi costringerà ad andare in bicicletta". Poi, al di là della provocazione, il sociologo ha spiegato le ragioni più profonde del suo scetticismo verso le politiche più manichee in tema di mobilità. "Bisogna cogliere il mondo nella sua capacità di esprimere le differenze. Per questo imporre un cambiamento è sempre sbagliato, così come lo è credere di avere sempre il consenso del popolo. Se distruggiamo il nostro universo simbolico, in questo caso rappresentato dalla libertà di guidare un'auto a motore termico, finiamo per rovinare il sentimento della vita". E ancora: "Ho scoperto - ha proseguito Zecchi - che ora si sono messi a produrre le supercar elettriche ma aggiungendo il rombo del motore: questa è schizofrenia e la dice lunga sulla direzione in cui stiamo andando", ha concluso il professore, lasciando alla platea una lezione: se il progresso lascia a piedi la tradizione, la mobilità del futuro rischia di perdere il contatto con la realtà. E di finire in testacoda.

Sulle posizioni espresse durante il dibattito da Arianna Censi, pubblichiamo un'intervista all'assessore nella Cronaca di Milano.